storia ceramica - mario d'acunto ceramica a Vietri sul Mare

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storia ceramica

E nuove acquisizioni con interessanti spazi di ricerca si vanno aprendo sull’attività ceramica medievale in provincia di Salerno dopo una serie di scavi che vanno messo in luce notevoli materiali. Vietri sul mare si è imposta in questi ultimi decenni all'attenzione della critica, degli operatori del pubblico in genere e dei turisti per la sua produzione di ceramica.
Nel Medioevo (in particolare durante le dominazioni longobarda e normanna) il territorio di Vietri era considerato una foria di Salerno, alla quale era legata da vincoli amministrativi ed economici. Tutta l'area salernitana, anche grazie alle cave di argilla presenti in loco, era interessata all'attività della ceramica, sia nelle forme invetriate che stannifere. Il commercio marittimo era assicurato dagli approdi di Salerno e di Vietri.
E nuove acquisizioni con interessanti spazi di ricerca si vanno aprendo sull’attività ceramica medievale in provincia di Salerno dopo una serie di scavi che vanno messo in luce notevoli materiali.
Per quanto attiene il territorio vietrese in particolare, vi è da rilevare che a metà del Duecento compare il toponimo a la Greta ( o CRETA) - che rimarrà per indicare un costone sovrastante il fiume Bonea tra il Capoluogo e Marina – esplicito richiamo alla presenza e utilizzo della materia prima.
Il primo documento d'archivio finora esplorato che apre la serie ininterrotta delle testimonianze sull'attività ceramica a Vietri ed a Cava dei Tirreni (della cui città Vietri era un casale prima dell'autonomia comunale raggiunta nel 1806) è quello del 1472 concernente la vendita fatta da Oliviero Carmelengo dì Cava a Benedetto e Cipriano Cafaro di mille langenas actas ad tenendum oleum, bene coctas stasionatas ed actas ad recipiendum.
Il discorso sull'artigianato ceramico vietrese non può prescindere dalla riflessione sulla preminente funzione dell'area nei movimenti commerciali marittimi e terrestri. La Marina di Vietri fin dal medioevo ha assolto ad un ruolo importante nei traffici marittimi del Basso Tirreno, ancora nel secolo scorso si ipotizzava la realizzazione del porto a Marina in alternativa a Salerno.
Accanto al legname ed ai prodotti tessili una parte determinante dell’asportazione era costituita dai prodotti ceramici.
Nella seconda metà del Cinquecento questi ultimi provenivano in consistente quantità anche dalla zona dì San Severino e da Giffoni. Il commercio di prodotti provenienti da queste zone andò scemando nell'ultimo decennio del Cinquecento; la produzione vietrese lì soppiantò, dìmostrandosi autosufficiente per il territorio cavese, e di garanzia per l'esportazione per la Sicilia.
Il piatto Vietri assurgerà a tipologia merceologia, in coincidenza con un ampliamento della base produttiva locale.
Verso la metà del Cinquecento si afferma il pittore Mazzeo Di Stasio nella produzione di corredi per farmacia, formati da arbari di più dimensioni, jarruni, pignole, fescinas, maruffi, e pavimenti (quatrelli), anche per committenza napoletana, calabrese e siciliana. I documenti che lo riguardano sono di estremo interesse, in quanto testimoniano che accanto alla produzione di oggetti di uso popolare si erano formate avanzate capacità professionali ricercate da una committenza selezionata. Gli stigli di farmacia venivano dipinti a più colori, con prevalenza dell'azzurro e con lo stile a penna di pagone.
Altri documenti dimostrano la diffusione dello stile compendiario faentino affidato a più maestri creatari di qualificato livello (Loffredo, Cassetta, Pizzicara, ecc.), anche se i termini faenza - ad indicazione sia del prodotto sia del laboratorio e faenzari compaiono nei primi anni del Seicento.
Nell'ambito della generica definizione di rogagnie e cannate, la produzione vascolare enucleava più specifiche tipologie quali saliere, acquasantiere, tazze,coppe da brodo, oltre a quelle più comuni di scodelle, vasi, orciuoti, fiaschi, langelle, caroselli, cantara.
Sempre all'inizio del Seicento è attestata in Vietri una qualificata presenza di operatori ceramici di Castelli d'Abruzzo: anche Vietri quindi partecipa di quel movimento migratorio dalla periferia del Regno di Napoli verso la capitale, arricchendosi di nuove esperienze professionali. In seguito Vietri fornirà propri maestri e lavoranti alle realtà produttive di Napoli e di altre affermate aree ceramiche meridionali.
Tra i prodotti di ricercata fattura della seconda metà dello stesso secolo si è registrato le acquesante, le salere a torretta, o salere cerimoniose, i piatti faienza a nodo d’argento.
La produzione delle mattonelle nei secoli XVI - XVII è limitata a singole commissioni (es, striscia di regiolepente per il pavimento della chiesa di San Giovanni di Vietri nel 1609, i lavori di Mazzeo Di Stasio della metà del Cinquecento, le mattonelle votive che progressivamente vengono apposte sulle mura dei fabbricati, tra le quali va segnalato il grande pannello dei corso principale di Vietri, la cui errata 1080 andrebbe letta 1680, per svilupparsi in maniera più determinante nei secoli successivi (pavimenti in cotto e decorati nei luoghi di culto, ambrogette delle cupole).
Nella seconda metà dell’ottocento la ceramica Vietrese si imporrà all’attenzione dei mercati per la produzione dei pavimenti decorati con prevalenti usi nell’edilizia civile (fabbriche di ceramica Taiani, Punzi, Sperandeo) trovando anche in questa occasione nuovi stimoli dal collegamento con esperienze partenopee.
Il nostro secolo negli anni '20 e '30 è caratterizzato da una fase che viene denominata comunemente “periodo tedesco", grazie all'arrivo di un gruppo di olandesi e tedeschi, che operarono una svolta nello stile, nella decorazione, nella personificazione, determinando altresì una più vasta gamma produttiva con un ampliamento del mercato.
I motivi decorativi tratti dal patrimonio ambientale e culturale del luogo assunsero una nuova dimensione ed un ruolo di immagine.
In un discorso di emulazione con la presenza straniera, sono emerse figure di artisti vietresi, quali Giovannino Carrano, il più versatile pittore ceramico vietrese di questo secolo, i fratelli Procida, i fratelli Solimene, Andrea D'Arienzo e soprattutto Guido Gambone, che porterà l'esperienza vietrese alle tensioni dell'arte.
Dal dopoguerra, superata questa fase, il prodotto "Vietri", ripreso si è riproposto sui mercati nazionali ed internazionali di nuovo per pavimenti, e ancora l'oggettistica ed il souvenir, legato quest'ultimo al movimento turistico che anche per altri versi interessa la cittadina. E' vivo-. tuttora l'integrazione tra operatori locali ed artistici oriundi, che permettono un vivace scambio di esperienze, favorite dall'attività promozionale dell'Ente Ceramica Vietrese e dal ruolo culturale e turistico che ha assunto il Museo della Ceramica.


 
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